Li errori giudiziarii non hanno incominciato colla sentenza che dannò Cristo alla croce, nè termineranno colla spiccia fucilazione di Francisco Ferrer; ed il peggio non è mai riservato alla vittima vanamente sacrificata, ma al consesso che la condannò.
Venga Luigi Capuana, oggi, vecchio, ma più giovane del giovanotto mio giudice, e che si conservò alle lettere con freschissimo antivere; tanto che, quando tutti i professori Rizzi ed i più piccoli Torelli Violler e li altri minimi scompisciatori in sulle pilette dell'acquasantino gridavano infamia a Carlo Dossi, egli ne predisse e gli affermò fama e gloria. Anche qui, in tema di verso libero, ne saprà più dell'Onofri, e può mettere pacificamente, senza alterare la verità, il mio nome in fila con quello del D'Annunzio, sulla stessa linea topografica(XIX).
«Ho fatto io, il primo in Italia, il tentativo d'introdurre il semiritmo, e senza nessun'intenzione d'imitazione straniera. Nel 1883, quando, dapprima per parodia, ne diedi un saggio nel Fanfulla della Domenica e poi, sul serio, m'indussi a pubblicarne un volumetto (Milano, Fratelli Treves, 1888) non si parlava ancora di verso libero, almeno tra noi.
«La mia opinione è che esso, adoprato con abilità, può contribuire a dar sveltezza e libertà alla forma poetica. Il D'Annunzio ne ha pubblicato splendidi esempi.
«Il mio tentativo fu male accolto dai critici e dai poeti di allora. Uno di questi mi scrisse sdegnosamente: «Assai meglio di me, tu conosci i tempi e il paese; e la ragione è tutta tua: a semiuomini, semiritmi».
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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