Comunque, a noi interessa di vederci di fronte le Madri goethiane, prototipe delle sette maghe d'annunziane, - il tripode di Faust, accosto alla Sindone, che la ragazza malata di febri nasconde nel suo seno, uno e l'altro feticci. Si trovano inoltre due scene che terminano in modo simmetrico: nel Faust, coll'apoteosi della bellezza pagana; nel Sebastiano, colla protezione della Vergine; accompagnate tutte e due dal movimento identico della folla che s'agita intorno a Mephisto, dall'una parte; della turba delli schiavi e dei liberti, dall'altra, che urlano nella camera magica. - La parte dell'Imperatore, in San Sebastiano, raddoppia quella di Mephisto; il primo salva il martire come taumaturgo, un'altra volta; il secondo affranca il filosofo dall'imprudenza che volle tentare nel separar Elena da Paride, evitandogli l'accusa di stregoneria. - L'Imperatore tenta Sebastiano, offrendogli la divinità e questi quasi cede; Mephisto ha regalato a Faust l'impero del mondo, ma lo ha popolato d'illusioni: indi la morte di due eroi si caratterizza egualmente con una medesima elevazione mistica; colla differenza che Goethe è obbligato, per ricondurre Faust nelle vie della redenzione, a ridotarlo di nuove e migliore bontà; mentre il Sebastiano rimane sempre crudele ed egoista, senza altruismo, nell'amor puro di Dio, e muore martire sì, ma pagano, cioè cattolico: Faust saggiò Lutero e cristianeggia: Sebastiano i gesuiti e paganizza: perfettamente: «San Sebastiano vale quanto gli possono permettere le due decadenze delle due Rome pagane e cristiane: Faust, nè pagano, nè cristiano, domina tutte le teocrazie colla critica, che è la suprema manifestazione della umana libertà».
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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