- Tutte le cose muoiono e trapassano: - ogni cosa si trasforma nella sventura, o nella gioia; - ed ogni vita nasce da un sacrificio e da una morte rossa. - Una rosa, - un calice di vino, - indi, una coppa azzurra e fragilissima di fiore di palude, poi, un fiume azzurro; o verde, o cupo, - e nubi in cielo, - e i veli bianchi delle danzatrici. - La danza è in ogni cosa; un sospiro di vento sommuove i veli, - come spinge le nuvole sul cielo. - Ogni creatura - ed ogni ombra, - la morte della vita, - la vita della morte - Proteo, Proteo! - Erba, corallo, serpe, la luna falcata, - sulla chioma di Kore - Persephone che lagrima piangendo. - O impassibilità del marmo! - tutti i misteri della antichità dei tempi, - rivolti all'oriente, ballando, salutano il Sole, - adorazione, sacrificio. - Proteo, egizio che dell'acqua imiti la loquacità, - ora, volgiti, col soffio del vento, ed onduleggia come la chioma delli alberi - e sia tutto ed ogni cosa - ed abbia mille mani, - mille occhi, - mille sessi, - e sappi morire, conoscendo quello che è, sarà e fu... la vita, che è tutto ciò che vuole»!
Quale strana rassomiglianza di concetti, spesso di forma, di vocaboli! quale incontro fortuito! Ambo sono ballerine, la meno sacerdotale è la moderna; ma tutte e due pregano dio, o la palanca, coi piedi per poterne dispensare altrui le grazie. Comunque, il più avventurato è Kritias, ed il papà suo che nacque duemila anni dopo, perchè può oggi rivolgersi con qualche soddisfazione a ringraziare: «Grazie» dirò, «o, più grande del vero, maggior poeta italiano vivente!
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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Proteo Kore Sole Kritias
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