Critiche alte e basse ne proclamarono i meriti, ne dissero le deficenze; tutte le gazzette furono d'accordo ad indicare del secondo atto la scena, tra Fedra ed Ippolito, ottima e capitale sì da compensare la lunga noja e le riesposte conoscenze del teatro d'annunziano, l'Aedo, il Pirata fenicio, Gorgo, proxeneta per eccesso di buon cuore e forse per saffica servilità. Non diversa opinione è la nostra: di tutta la Fedra, più o mena vertiginosa ed indimenticabile, questo è il passo migliore, il più ardente, il più appassionato; e ne andrebbe all'autore tutta la nostra lode, se l'ispirazione ed anche le parole, dal verso 2113 all'altro 2388, che racchiudono la scena in cui «con un misto di audacia e di spavento, la Cretese, piegandosi come per strisciargli contro le ginocchia, parla ad Ippolito in atto di circonvenirlo calda e roca»; - oh! specialmente calda e con molta espressione - fosse di pura fattura d'annunziana.
Chi è dunque l'autore originale del bel frammento lirico? Da chi l'Abruzzese tolse, colla solita disinvoltura, la ragione del breve successo del secondo atto? E perchè va data lode ancora alla sacrosanta ignoranza de' nostri gazzettieri di parata, che hanno accennato a tutte le Fedre, ripassate al vaglio della critica ufficiale ed eforetica, coturnate, imparruccate, greche, latine, francesi ed arcadicamente italiane, e non seppe indicare il nuovissimo e lungo plagio d'annunziano, tanto più che il suo depredato tornava ad essere uomo d'attualità, morendo con lungo strascico di necrologie e prolissa ricchezza di luoghi comuni?
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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