alito, o inferma.
E l'altro, il vero:
Lasciami partire; distogli da me i tuoi occhi che fanno onta alli dei.
Ma Fedra demenzia; ha il sesso rosso e schiumante sulla bocca:
. . . . . . . . . . . . . . . No,
no, non ti lascerò se tu non adoprila mannaja lunata dell'Amazzone.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Prendi.
la sagari d'Antiope ed abbattimi.
. . . . . . . . . Pronta, eccomi all'Ade;
che non dell'Ade, non delle tenariefauci sono i castighi più crudeli,
ma l'infinito strazio
. . . Ah sii dolce, poi che dolce sei.
T'ho veduto. Poi fendimi con tuttala tua forza, poi trattami qual fiera
perseguitata dai tuoi cani, trattamiqual preda raggiunta. Siimi dolce!
E nell'originale inglese:
No, non ti lascerò e non potrai respirare finchè tu non mi abbia uccisa....... La morte non è come te, per quanto li uomini la stimino la più cattiva delle dee...... - Che farai tu? Sarai tu peggiore della morte? Sia almeno il più dolce come questa è la più amara e la più implacabile delle divinità! Voglio forse troppo? Io non ti comando che di essermi senza pietà. Trattami come le belve di cui i tuoi cani sono avidi.
Ora, se l'ultima Fedra vuol raccontare il ritorno dalla avventura di Creta e l'abbandono di Arianna nell'isola deserta, tradimento dell'irriconoscente Teseo, descrive il mare e l'impreca:
. . . . . . . . . . Ah, non groppodi turbini, non gurgite, non sirte,
non perdimento alcuno era in quel mare!
Non cozzo che frangesse la carena?
Non vortice vorace,
che sol rendesse bianco ossame al lido?
Ripropone i versi di Swinburne:
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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