Benedetto Croce ha concluso testè, nel suo articolo della Critica: «Reminiscenze ed imitazioni» col bel ottonario dei «Trionfi carnascialeschi».
«Chi vuol essere lieto sia!»
Lo ripeto con lui, mentre gli invio fraternamente quest'altro contributo, che non esagera, per un possibile e completo lessico: Delle fonti d'annunziane: in cui, tutto D'Annunzio immerso, è solubile completamente e non si ritrova più.
NOTA. Difatti, Benedetto Croce accoglieva anche questa mia nuova scoperta nella sua rubrica Reminiscenze e imitazioni etc. del volume VIII (1910) della sua Critica colla menzione: «L'ispirazione e anche le parole del miglior brano della tragedia - Fedra - cioè la scena del II atto tra Fedra ed Ippolito, sono prese dalla scena lirica dello Swinburne: Poems and Ballads;.. ed il Lucini ne fa assai minutamente il confronto».
Così pure si compiacque di farmi sapere il suo aggradimento, per averlo preso a partito, l'Avvenire d'Italia di Bologna, il 28 Giugno 1909; chè, per la buona causa della letteratura e del carattere italiano, - almeno estetico - io fornicherei anche coi Gesuiti: - i quali, quando si specializzano sono dottissimi e ci posson sempre fare da maestro; - contro i quali io volontieri combatto, ammirando e cercando di superarli nel meglio della loro dottrina scientifica e letteraria. Abbiate la pazienza di lasciarmi incensare dalla parola clericale, però che la mia vanità in agguato è ghiotta di questo grasso profumo, e leggetemi il fervorino:
L'INDIMENTICABILE RISCIACQUATURA
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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