.. scrivi: la mente del Padre ciliegia».
CARLO DOSSI, Campionario,
Ricetta per farsi illustre.
SUNTO.
«Motus in fine velocior».
Se i due volumi delle Laudi del Cielo, della Terra e degli Eroi, colla tragedia pastorale La Figlia di Jorio, rappresentano lo zenit dell'opera d'annunziana; subito dopo, quasi fosse stato annubilato dall'incenso bruciatogli sotto le nari, come ad un idolo capriccioso, il Pescarese rispose alle preghiere, ai voti, alli inni, ai regali del suo popolo misto, coll'ingannarlo. Tutti si aspettavano meraviglie curiosissime, fiori spettacolosi e miracolosi da quella pianta ingrassata ed allevata sulla più tiepida terra della terza italianità; si ebbero invece corolle già sfatte prima di sbocciare, poma già putride inanzi la maturanza.
Dal 1904, D'Annunzio si ripete e ridà l'opera, già espressa, in una lenta e strana ruminazione; quand'egli sarà preso dalla fregola dell'ascetismo, ricorrerà all'amico suo Barrès per farsi lisciare lo stile troculento coll'untuosità di Boussuet e di Fénelon; ed il cibreo, per il nostro buon gusto italiano, sarà più nauseoso e meno digeribile.
Noi vedremo una Nave - dico vedere, non udire - sgargiare ai diversi effetti della mecanica teatrale, come mimodrama - lirico, imprestar i motivi di Basiliola alla Fedra; noi leggeremo le oscene rigonfiature di Forse che sì, forse che no, ridisporsi sopra lo scheletro rachitico di Il Piacere; noi, nel Martyre de Saint-Sebastian, ci farem ricantare rimpicciolite, le rappresentazioni sacre del nostro medio evo e li autos sacramentales spagnoli, non che i quadri plastici stilizzati dalle diverse Passioni genuine francesi, derivate dal jerodrama di Arnault de Gréban.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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