Date processioni e battaglie, sciabole insanguinate di sangue infedele e santi sacramenti in quarant'ore ed in parata.
Verso il 1890, ci si poteva accostare, senza far ridere, al popolo: il canto mistico si interzava sulla antifona: «Andiamo verso il popolo». Era un qualche cosa, questo popolo, di misterioso, di confuso, in continua formazione e ribollimenti. Avvicinandolo, vi accorgeste che era una perfetta realtà, tal quale, e ne sentiste paura; conoscendovi homo homini lupus, cercaste d'ucciderlo al primo incontro.
Male accorto! la falsa democrazia, che si screpolava sopra la ganga terrosa dell'egoismo intravisto per le fessure dal Popolo, vi fece riconoscere. Il Popolo vi scoperse: scoperse che continuavate la serie dei giuocolieri e delli impostori, che, da quaranta secoli, andavano in traccia sua per finirlo a bugie, già che non era morto tutto di fame: ed il Popolo non vi fu grato. Non volendo schiaffeggiarvi, chè una sola guanciata vi avrebbe polverizzzato, egli amò lasciarvi crescere per divertirsi di voi; vi sibilò per farvi conoscere di avervi indovinato. Da quel dì, puro esteta, abbandonaste, per le vie, le coccie vuote delle bombe inesplose, seminaste, lungo il cammino, i detonanti di Nietzsche e di Max Stirner, l'evangelio skopsa di Tolstoi, l'individualismo di Ibsen e la bussola vostra segnò: «Barrès». Il Popolo non era composto di comparse; tumultuoso, scioperava: avete mendicato, dai ministeri preposti all'ordine pubblico, cariche di cavalleria. Male accorto ancora!
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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