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      Ebbene, non è possibile, non bisogna negargli il gran soffio, che porta alle nubi ed alle peggiori abberrazioni, due poveri esseri, solamente colpevoli di averlo letto e di averlo creduto uno tra i più abili perversi del secolo. Quante volte non abbiamo citato Jacopo Ortis ed il Werther complici istigatori necessarii ad un suicidio e non ne abbiamo ritenuti responsabili i loro autori. Oggi, l'incesto (Forse che sì, forse che no) - l'infanticidio (L'Innocente) - la dissipazione (Il piacere) - il maquerellage e l'alphonsisme (Il Fuoco) - l'inutile crudeltà della frigida lussuria (Le Vergini delle Roccie) - l'assassinio (Più che l'amore) - non possono aver trovato la propria discriminante, perchè qui incontrano le specifiche sobbillazioni? Amiamo, dunque, d'annunzianamente: e quelle piccole feminette eleganti, le graziose piccole snobinettes colla bocca zuccherina un poco di traverso, le palpebre inquiete sulla pupilla fissa, le mani bianche agitate da un tremito leggiero e dusianesco, quasi ibseniano: «Lui, lui solo», esclamano, «lui solo sa parlare il linguaggio del cuore». Esse chiamano cuore ciò....; codeste povere piccole entravées, codeste grottesche, eleganti, paffutinelle culotte-jouponnées. - E quando l'alcova non risponde più alla lussuria si gettano in sulle pagine dei Certamina apostolica dell'Abdia, sulla Leggenda aurea del beato da Voragine(81), sulli Acta Sactorum del Bollando gesuita. E proprio quando, a richiesta dell'isterismo convulsionato, che vuole il palco scenico rifatto a circo, martiri nudi, sotto forma di viragini, acerbe di povere polpe efebiche, legate al palo della tortura e della morte, membra palpitanti e di una perversa squisitezza di forme Wildiane, coperte di ferite a sangue; e proprio quando, alla danza del ventre di Salomé, può succedere il Martirio di San Sebastiano, un pretesto di canti, di suoni, di balli, di declamazioni, di quadri plastici, di animali in iscena, di trucchi, di bei dipinti e di nulla; ecco, che Gabriele D'Annunzio sente supporarglisi il gilio della sua ascetica, e spasima per confessare la sua fede cattolicissima.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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