In buon punto, il Cardinale Arcivescovo(82) Amette, che è in fondo un gallicano e pregia più Bordalue giansenista e Pascal, di Molinos e del père Girard, sollecita ed interviene colle scomuniche. - D'Annunzio mormora, Debussy, tratto giù di strada piange; sente ghignare con sapore nietzschejano Remyde Gourmont. Io, postremo, mi sorprendo a batter le mani alla condanna dell'Indice, che involge con Leila tutta l'opera del pescarese. Forse, inconsciamente, non sa Pio X di difendere, con questo suo gesto iconoclasta, il Giudizio universale di Michelangiolo ed anche i Raggionamenti di Messer Aretino contro li attentati de' filibustieri dell'arte ultimissima italiana; ed io mi accorgo, con piacere, di passare, in questo punto, per un perfetto clericale.
Stia(83) dunque l'ossessione nevropatica ed isterica di Charenton sulle tavole, della Salpetrière, in platea dello Châtelet. Il proprio attributo della tragica d'annunziana da Città morta a Fedra è d'imbestialire li eroi facendoli impazzire; fondamento la lussuria monacata e la superstizione; qui, fuse, nel corpo androgino di un Sebastiano - chi sa non sia un Adone frigio, un Bacco giovane, un San Giovanni vinciano - certo un toxota mignone dell'imperiale decadenza. Però che li uteri irritati, le prostate spostate schiumeggiano la loro impotenza ed il loro delirio, e la frigidità, risultato dell'abuso, inguaina l'eretismo, spasmodicamente.
Decadenza al di là della ribalta e sotto; quando, per sentire, occorre occupare tutti i sensi del corpo, quando il cervello non può più riepilogare la singola e perfetta sensazione di un solo genere d'arte.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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