Quanto ad Umberto Notari, ciascuno può sapere che non può avvicinarsi, alla sua rumorosità ed alla sua più sostanziosa fortuna, il mio deserto silenziosissimo, accompagnato dal mio costante insuccesso. Vero è ch'io nulla faccio per interromperne le conseguenze, cui non credo pericolose per me ma, altra volta, opportune anche a Notari. Difatti, ecco che il Maiale Nero, composto a Breglia in sul saccheggio sottile della mia biblioteca, ben fornita di quelle rarità bibliografiche, che stupiscono nel suo volume, porta per dedica. «A Vincenzo Morello (Rastignac) che mi spronò, a Gian Pietro Lucini, che mi sostenne; ai due invitti novatori di un Italia pagana e virile dedico questo libro di demolizione di un'Italia chiercuta e bozzotta.» Troppa grazia! Tanto più che quel Rastignac di sopra farebbe dubitare altrui ch'io amassi, come lui, l'assassino Corrado Brando. E però credo che Umberto Notari si sia sbagliato, anche quando nel successivo I Tre Ladri, inscrive sulla prima pagina, in penna: «A Gian Pietro Lucini, maestro di rivolta, con schietta, profonda ammirazione il discepolo Notari. 2-7-1908».
(6) Innocenzo Cappa, Lucini, Il Viandante, Milano 27 Giugno 1909. N. 4. Sì; l'appostazione è massima per quanto eroica, antica, pure. D'Annunzio e i suoi debbono correre ai ripari; uditelo il millantatore della «Contemplazione della Morte» ultima incarnazione del suo Vautrin poligotta di letteratura. Ha il coraggio di esclamare: «Sincero e puro non dubito della mia sincerità e della mia purità,»! Bum!
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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