E qualcuno non ha vergogna di confessare pubblicamente, e in prosa, e in versi, la sua laida invidia e la sua ridicola speranza. «Ej? El parla con mi. Ch'el guarda che 'l se sbaglia.» Gli risponderebbe il Meneghino. Ma dove è bocca d'oro, è quando fa del D'Annunzio il succedaneo autore a quelli del Tempietto di Venere, ben accolto dai giovinetti che leggono (pag. 195) tra una pagina e l'altra di questo manualetto erotico, i capitoli de' I figli del Capitano Grant, perchè soddisfacessero alle imaginarie cupidigie dell'adolescente, alla sua libidine solitaria, alla sua inerte e sfacciata ambizione; passatempo onanistico ed ebefrenico. To', gli fa un gran bel servizio, gli fa! È più irriverente il Borgese presso il Divo, che il sottoscritto: sostituirlo, istrumento passivo di piacere, a quello rappresentato, pel ginnasialino incontinente, dalla baldracca tariffata? A quale conseguenza arriva, senza volerlo, lo stile d'annunziano, sotto la penna di un professore di letteratura tedesca. Sì che, contro di lui, un reggi coda un lecca piatti, proprio di casa editrice: «Impertinente!» urla. Che?! E a me, lallino?
(8) Sarà bene intenderci una volta per tutte, su quanto io intendo colla parola: commuovere, quando l'uso ad attributo specifico dell'humorismo. Commuovere significa, in questo caso, convincere, non coll'azione della logica e del ragionamento, si bene dell'affetto. È l'affetto che si fa ragione, che sorpassa sè stesso, e colla sua passionalità, rende chiarissimo alla mente un concetto astruso o nuovo.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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