«Respiravo in quella calda bestialità, con tutti i miei pensieri concitati come nel furore della poesia. Vedevo, nel forte delle faccende, sorgere le figure segrete che si disformano quando l'arte le tocca. V'era luogo per qualche piccola divinità nella posta occupata dall'importanza del cavallo che aveva fatto il suo sforzo e che doveva essere ben governato... Sapevo come i fantasmi da me veduti fossero più veri dei corpi e dei movimenti che li cagionavano. Tuttavia non mai accadeva che la mia attenzione esterna si interrompesse o si rilasciasse. La cigna sfibbiata, la sella tolta di sul dosso fumante, il riflesso d'una lanterna sopra una groppa lisciata dal torcione, la voce data dall'uomo per far poggiare o per calmare l'impaziente, uno sbuffo strepitoso, un nitrito più tenue che un fremito di gazella, l'odore della canfora, l'odore della farina nel beverone caldo, un bel guizzo di luce sul viso, acceso d'un mozzo, la strana cifra segnata dai peli bianchi in un mantello rabicano, ogni gioco delle apparenze mi commoveva come la rivelazione d'una novità che in me solo toccasse il sommo del suo pregio».
(12) Uno dei più scalmanati a battergli le mani ed a crederlo proprio un grande poeta sul serio fu ed è Domenico Oliva, il quale di sul Giornale d'Italia pontificava per le secondi Laudi. «Finchè il D'Annunzio appariva solo come un dottissimo e giocondo artefice di rime, il coro dei censori gli gridava: «Ma pensate dunque, in nome di Dio!» Quando egli significò un ideale di vita e di grandezza, quando si offrì ai suoi concittadini quale poeta civile e nazionale, quando nelle armonie delle sue prose e dei suoi versi studiati o spontanei che siano, dedusse una filosofia, appresa da altri, ma adeguata al suo ingegno, alla sua coltura, ai suoi precedenti, chè egli era nietzschiano in potenza, prima che un carissimo amico mio rivelasse in Italia il nome di Federico Nietzsche, allora molti gli gridarono: «Voi pensate male, perchè non pensate a modo nostro: voi dovete essere umanitario, cosmopolita, religioso, socialista, e per di più, affettuoso, pietoso, tenero, umile, sentimentale; altrimenti non ci piacete e vi scomunichiamo.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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