» Ed ha talora del fanciullo che racconta, senza guardarci troppo su, e senza darsi alcun pensiero dei fini e delle operazioni sociali, ogni cosa che gli passa per il capo, ogni cosa che gli entri pei sensi». Ciò è anche, a mio parere, quanto si chiama incoscienza: ed è dall'incoscienza che sorge Dante a giudicare? Dev'essere ben piccino il nostro mondo e colla nostra filosofia moderna e coi nostri minimi filosofi crociani, se un incosciente è colui che ne giudica! Il Croce, senza saperlo perchè ragiona a tono, pronuncia delle verità che gli danno torto; quelle appunto, le mie, che pronunciai prima di lui, sul soggetto e che leggerete più avanti.
(14) Op. cit., pag, 96. - Ma, subito dopo d'aver letto questi ed altri simili ragionamenti e laudi al vagellante e caotico poema d'annunziano, ricorsi all'antidoto con sicura mano apprestato da G. Rabizzani in Pagine di critica letteraria, Pistoja, D. Pagnoni, 1911 - G. A. Borgese: «Colui, che alle Laudi dannunziane aveva, nel 1903, consacrato un iperbolico studio, fraintendendone il contenuto, si trova oggi ad essere il più implacabile critico del poeta e sostiene con fermo piede gli assalti degli ex compagni d'idolatria», pag. 214. - Ciò che lo rende a noi più simpatico, giacchè è raro trovar, nelli uomini letterati italiani, e specialmente nei critici, genia pessima, coloro che abbiano il coraggio di confessare d'aver errato; cioè, che sappiano valutare anche in sè stesso d'aver migliorato, credendosi ognuno d'esser nato armato e catafratto, come Athena dal cervello di Zeus, e quindi senz'altro infallibile.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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