Egli credè di sorvolarlo; ma gli è proibito il volo, - vola solamente il pensatore - poeta che crea: - lo ha contornato: perciò, non potendo star fermo compostamente, un passo dopo l'altro si ritrovò sulla china opposta a discendere. Ma cammina, cammina, cammina! gli ordina la sua inquietitudine nevrastenica: navigare necesse non vivere - «per non dormire» e, camminando indefessamente, tornò in giù.
(18) Non pare al Lagardelle che prima di dir questo bisognava spiegarci in che consiste il genio, se ne ha, di G. D'Annunzio e scopertolo farci persuaso che è simile a quello di Victor Hugo?
- Torno a fare la stessa domanda al sindaco di Lione e senatore Eduardo Herriet; il quale, in un suo libro: L'Arte nel romanzo di Gabriele D'Annunzio, va confondendolo con Shelley. Sì, da Shelley, ha il Pescarese molto tolto, ma non gli è nè figlio, nè fratello; e chi vorrà sostenerlo dimostrerà insieme di non sapere che cosa sia poesia, confondendo rimatore con vate. Quanto a Gastone Dechamps del Temps, che suppone aver l'Abruzzese risuscitato le magnificenze omeriche e vergiliane per parlarci, nel latino di Francia e di Italia, d'areoplani, essendo egli uno dei nostri più grandi inventori di bellezze verbali, preferisco Deutsch de la Meurthe; il quale, applaudendo al Forse che sì forse che no, si fece mecenate di volatori, come a dire l'istigatore - per via di bene - al suicidio di coloro, che, pur avendo il desiderio di spaziar nell'aria, non desiderano di accopparvisi cadendo. Ma il tenente Bagne che precipitò in mare, tentando il viaggio aereo da Nizza alla Capraja, meglio d'ogni altro ha trovato la giusta parola dell'elogio, se, conversando col D'Annunzio lo esalta così:
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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