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      (22) Tra le intenzioni - non dirò la mentalità - di Claudio Cantelmo delle Vergini delle Roccie e di Stellio Effrena del Fuoco vi è tale soluzione di sentimenti che nè meno la più squisita delle retoriche alessandrine potrebbe colmare. Quale abisso! Voi avete letto nelle Vergini contro i Deputati: «Gli stallieri della Gran bestia vociferanti nell'Assemblea!» tra questi stallieri si troverà compiacendosene D'Annunzio: ed anche: «A giudicare dalla qualità dei tuoi pensieri, tu sembri contaminato dalla folla, o preso da una femina. Per attraversare la folla, che ti guardava, ecco, tu già ti senti diminuito dinanzi a te medesimo. Non vedi tu gli uomini che la frequentano divenire infecondi come i muli? Lo sguardo della folla è peggiore che un getto di fango; il suo alito è pestifero. Vattene lontano, mentre la cloaca si scarica». - È perciò, divenuto mulo infecondo il D'Annunzio dal dì, che, solleticando all'inguinaia la plebe cerca di farsene un Mecenate, visto che li altri, femine o maschi, gli andavano mancando? - Ed ecco che proprio nel Fuoco, quando gli cessa l'elaterio dell'arte e della borsa di una grande attrice, si accorge della virtù ispiratrice della folla bestemiata. Lo sappiamo; in fondo, per lui, il popolo è sempre un greggie imbelle ed idiota sopra cui deve solo parlare la frusta: ora, però, che lasciasi tondere, la frusta può essere anche ornata di nastrini di seta rossa od azzurra; però ch'egli avrà trovato; «nella moltitudine, una bellezza riposta donde il poeta e l'eroe soltanto potevano trar baleni». - «Fuoco» - E se ne sprizzan fischi?


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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