Non pensateci su, rispondete, o voi, tra il pubblico scelto dell'Imaginifico!
(27) La sua coltura è quel tanto di cognizioni che bastano per fare, dei molti libri altrui, che hanno poco corso in piazza, un piccolo suo proprio, che si vende con fortuna. G. A. Borgese: «Il cervello del D'Annunzio si mantenne quasi immune da leghe di meditazione filosofica e critica, realizzando, press'a poco il tipo astratto del puro poeta, in un'epoca nella quale l'indagine degli astratti penetra pure i temperamenti più alieni dall'esercizio del raziocinio. Chi lo conobbe intimamente sa come la sua conversazione, sfavillante d'immagini ed ebbra di una instancabile sensibilità, tronchi con un'aforistica conclusione il filo, appena iniziato del pensiero. Ricchissimo di genialità, egli difetta di quella più comune virtù, che, per una comoda antitesi, potremo chiamare intelligenza» - pag. 121 - Parlare di genialità, qui, è troppo; più tosto battezzo le attitudini mentali d'annunziane come istinti illuminati: dobbiamo sempre considerarlo fenomeno di virtuosità naturale, nella serie esatta dei tenori e delle ballerine di cartello. - «La sua appariscente cultura si rileva senza lacune dalla lettura dei suoi libri» - pag. 122 - è varia ed antietetica, non formò mai sistema a nocciolo; «è un ricettario di dottrina che trovò grande fortuna tra le signore. Manca dell'essenziale carattere che contradistingue la vera dottrina, la vera coltura; l'intimità, il disinteresse. Tutti i libri che D'Annunzio ha letto, tutte le opere d'arte che ha ammirato furono immediatamente decorati dal timbro, non già di una personalità inconsapevolmente assimilatrice, ma d'una energica volontà infaticabilmente raccoglitrice di materiali per il solo libro, per la sola opera che veramente le stesse a cuore: il suo libro e la sua opera» - Pag.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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