«Ancient of days! august Athena! WhereWhere are thy men of minght? thy grand in soul?
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .»
Quanta maestà e quanta magnifica e solenne malinconia snodasi, cantando, e si insinua in noi da queste stanze invano prese ad esempio dal Pescarese; scandetele sull'originale: Dick's Byron poeple's edition, with life and portrait, London: J. Dicks, 313, Strand. Vedi la buona traduzione del Pellegrinaggio del genovese Giuseppe Gazzino, che segue da presso il testo in un sonoro e ben ribattuto endecasillabo foscoliano.
(31) Notate con me questo: due fatti, essenzialmente italiani politici e civili, si avvicendarono in quest'ultimi tempi: I, le giornate del maggio 1898; II, il terremoto siculo-calabrese. Davanti a questi avvenimenti, Carducci, Pascoli, D'Annunzio rimasero silenziosi: la loro Musa non ha trovato verso: in Carducci, perchè vecchia e senatoria; in Pascoli, perchè spaventata e francescana; in D'Annunzio, perchè era occupato altrove a fabricare, su motivi altrui, incesti, tragedie, romanzi e pagine pornografiche. Se quest'ultimo, però, si accorge di qualche cosa, trova l'insolenza. «Perchè mi disturbate, mentre fornico colle Iddie, le Dame e le Istrione?» grida di mal'umore. E sputa sulla turba, nell'azione massima del suo essere, cioè nella rivolta, il suo scontento. Dopo ciò si ostinano i critici a dire, che, in Italia, ci sono dei poeti civili, quando la mancanza del loro coraggio civile si affaccia così evidente.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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