Peripateticamente, avrà nella foga del coraggio lievitato in paura, un nobile incitamento alle cariche dei cavalleggeri, davanti alla casa Saporiti, teatro di caccia al monello, sui tetti:
«Avantiperchè altro non sia più sciagurato (?)
avanti, o belli moschettieri avanti!»
Così raccoglie nuove menzogne:
«Giunge alle porte il popol del contado,
con salde falci e ronche ed archebugi, (!!)
per assalir la preda di Milano:»
così, non dice il vero, seguendo le gazzette pagate, quando racconta che li studenti pavesi:
«vengon, recando sotto i foschi ammanti,
armi da fuoco ed armi da ferita;»
così insozza e percuote la donna milanese, quando, per sedurre i soldati, la fa, con una irritata imaginazione da satiro, sciogliere i lacci del corsetto e nude mostrar le poppe con lusinga oscena.
In fine, «snidati dai covi gli ultimi atleti del delitto civile,» posa la sua trepida pancia, ripara il suo cervellaccio astioso e frollo nel silenzio della città, perchè la città è morta, e grida: «Deh! respira bella Milano!» plaudendo alla sfilata dei prigionieri, «come ladri torvi nei loro aspetti», lungo le vie, circondati da lancie e da fucili, verso le carceri e le galere, per la gloria delle libertà civili e del conquisto assodato. Vi è un corteggio allegorico di Astuzia, Lucro, Odio e Viltà, che fanno seguito alli incatenati.
Applaudiamo, amici. Così si fa la Storia e si scrivono i Poemi. A farla a posta, la spugna ha voluto imbeversi nei rigagnoli nauseosi, che distillano dalle corti intime delle questure; carta bibula, ha assorbito il rapporto dei poliziotti.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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