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      .. economiche, la vera poesia civile è tuttora esiliata da coloro cui può giovare, e la retorica immedagliata e nazionalista trionfa e ingrassa.
      (32) Nella Scena IV dell'Atto I della Figlia di Jorio, si trovano alcune giovanette che giuocano al «È arrivato l'Ambasciatore, tantironlironlellala:
      «Teodula di Cinzio.
      Ohè, chi guarda il ponte?
      Favetta ed Ornella.
      Amore e Ciecamore.
      Teodula.
      Io passare lo voglioFavetta.
      Voler non è volere».
      Bisticci, ripetizioni, cantilene, col pretesto del folk-lore.
      «Che cosa volete? - Che cosa mi darete?»
      Tutti rimbambiscono; li attori fanno il giuoco dell'infanzia; e questa è novissima tragedia.
      Nella Scena II dell'Atto III, si ritrovano le Laudi pel Venerdì Santo trecentesche:
      «O madre, o madre, perchè sei venuta:»
      ecc.
      un po' più avanti, si riode La Lépreuse di Henry Bataille - Mercure de France, 1898.
      Alla Scena I dell'Atto I, dalla fine toccando al bel principio, sento risuonare al mio orecchio meneghino:
      «Ara bell'ara,
      discesa cornaradell'or del fin,
      del cont marin,
      di tri pitoccstrapazza bordocc»
      o vero sia:
      «Enchete, penfete, pufitinè
      fabele, fabele, dominè»,
      sulla canzonetta di Ornella;
      «Tonta e pitonta,
      la pecora pel monte,
      il lupo per la pianava cercando l'avellana,
      l'avellana pistacchina!»
      Affediddio! E codeste son giovani da marito, che parlano così, per quanto d'Abruzzi molti anni fa! Quando invecchieranno queste giovani e metteranno giudizio? - Comunque, anche Carlo Dossi si lasciò uccellare dalla Figlia di Jorio e così mi scriveva: «Sono lieto del bel successo della Figlia di Jorio del D'Annunzio, perchè lo merita - Milano 26 aprile 1904.» - Certo, da questo suo drama, il Dossi avrà veduto venirgli incontro maturo e vizzo quel Gabriele di Terra Vergine e di San Pantaleone, suo collega - autore sommarughiano, verso cui aveva già tentato di piegare una prosa di critico elogio.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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