102 - «La materia della «Fiaccola» e della «Figlia di Jorio» si ritrova tutta quanta nei «Violenti» ed in «San Pantaleone», e non era mai stata messa in completa dimenticanza». - pag. 102 - «Ciò che seduce, ora come allora, D'Annunzio è lo spettacolo scenografico del popolo vestito di stoffe luminose, e il gesto di chi stupra ed uccide». - pag. 103 - «C'è nella «Figlia di Jorio» lo spirito studioso e paziente di un collezionista di stampe rare ed ingenue. I personaggi si inginocchiano, pregano, piangono, si scannano, diretti dai fili di un artista-burattinajo, meticoloso come un monaco scultore di sacri avorii, o come un vecchio orologiajo fabbricante di orologi musicali ed amoroso dei suoi vecchi pupazzi fino ad intenerirsi per le loro immaginarie sventure». - pag. 105 - Se ciò si chiama lodare un'opera, che si dice espressa da un autore al vertice della sua felice creazione; se ciò, di cui si parla con queste imagini, riesce ad essere una tragedia, cioè una crisi eroica di vita, liricamente ed epicamente esposta per azione scenica al popolo, certamente io non prenderò per modello il fare borgesiano per dar conto del Filottete, del Re Lear, delli Spettri, perchè sarei sicuro di tradirne ed il motivo e la sostanza e la forma. Ma qui, invece, non vi accorgete come la critica allegra del Borgese si attagli e serva bene l'opera dannunziana? Gli è che l'ironia del primo, forse da lui stessa non voluta, è acutissima, e la facile abilità del secondo ingannevole assai, anche per chi la mette in atto e se ne approfitta, cercando di sorprendere l'altrui ingenuità.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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