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      Abbiamo qui stonature linguistiche, proprio come nella «Francesca» da una parte, la lingua imitativa e realistica, dall'altra, la lingua del poeta. - pag. 316-17 - Ciò che dovrebbe essere il nucleo della «Figlia di Jorio» l'amore di Aligi e Mila, è la parte più falsa dell'opera. Vi è, insomma, la solita mancanza di fondamento storico, è la solita arte d'annunziana fondata sulle astrazioni. Astrazione, superumanità, assurdo! E lasciamo stare l'Abruzzo antico e moderno, che poco c'entra, Aligi e Mila non sono figure umane». Gabriele D'Annunzio, Francesco Perella e C: Napoli 1912. Anche F. T. Marinetti ha codeste buone osservazioni generali: «Debbo però sfortunamente costatare, che Gabriele D'Annunzio non ha afferrato il gran pubblico che per sorpresa, valendosi di violenti e grossolani colpi di scena, e, tanto più inattesi ed esplosivi, in quanto preceduti da interminabili pistolotti lirici. «La Figlia di Jorio» che rassomiglia un po' troppo a la «Lépreuse» del Bataille, ha evidentemente grandi qualità teatrali. Ma si domanda perchè l'autore abbia voluto prolungare oltre misura la scena violenta dei falciatori ebri di lussuria, di sole e di vino, mentre cercano di dar l'assalto alla casa, in cui la disgraziata prostituta del villaggio venne a rifugiarsi interrompendo i preparativi delle nozze di Aligi» - pag. 60-61 - Il teatro d'annunziano non è tipico, nè generalizzatore... Ebbi più tosto l'impressione che fosse un tentativo di drama violento, improvvisato da freddi esteti, innamorati di delitti passionali.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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