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      Qualche volta, vi si trovano de' magnifici saggi di eloquenza; ma li recita un oratore ammirabilmente provveduto, mentre si prepara, davanti allo specchio, di affacciarsi alla folla; la quale dal canto suo, fors'anche, gli spezzerà semplicemente la parola in bocca» pag. 176-77. Gustave Khan, nella Plume può dunque riassumere: «I personaggi d'annunziani non esistono; a loro l'autore presta sovente l'eloquenza; ciò che gli serve per insinuarvi un'ombra di drama». Vedi Les Dieux s'en vont etc... - Le théâtre de Gabriele D'Annunzio - Ecco il capolavoro del teatro d'annunziano, questa tragedia pastorale, esulare da scena in scena. Prima è il maestro Franchetti che l'orna della sua musica e la fa cantare per la prima volta, sulle tavole scaligere milanesi, poi, è lo Scarpetta che ne fa una parodia: Il figlio di Jorio. D'Annunzio vede in ciò un plagio, una contrafazione; per amor de' quattrini intenta causa al comico napolitano; si convengono davanti al magistrato. Qui noi udiamo Giorgio Arcoleo e Benedetto Croce dichiarare, nel più reciso modo negativo, che nella parodia dello Scarpetta manca del tutto lo spirito della frode. L'imaginifico insiste; lo scandalo diventa maggiore; il Tribunale assolve lo Scarpetta salutato da una calorosa dimostrazione di simpatia. Questi successivi intrugli d'arte e di soldi, di versi e di comma di codici come sono antipatici; come è evidente l'avidità commerciale del generoso D'Annunzio; come pretende di essere l'Unico, come si affacciano alla nostra ragione i motivi esasperati ed esasperatiti della sua megalomania!


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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