Il carduccianesimo smemora se ha contatto con Pascoli e D'Annunzio.
(42) Una signora italiana, avendomi sin qui letto con profitto le quinte colonne che andavano demolendo Le Laudi, come voi le leggeste, mi diede cenno del suo assentimento in questi termini:
Lina Borgo-Guenna
«in omaggio alle verità dell'articolo: Leggendo ancora le Laudi - nel N° 1191 dell'Italietta e ammirando il coraggio dell'autore.
«Alessandria, 21 Aprile 1904».
Rubricai sul calendario, a festa, quel dì in cui ricevetti questa attestazione, e la conservai per nominarvi la persona ed il caso onorevole raro e perciò assai più commendevole. Mi viene talvolta in mente, e ve lo voglio anche confessare, che se molte signore italiane partecipassero della signora Guenna - ch'io mai vidi, nè conoscerò - si lamenterebbero meno Commendatori Cifarielli uxoricidi, poche Contesse Trigone assassinate. «Che esagerazione!» esclamerete voi. Che volete! Non è qui il caso di ripetere tutto il ragionamento, del resto semplice, che fa coincidere un gesto di lussuria e di sangue come quello del Paternò, coll'arte lussoriosa di alcune pagine del Forse che sì, forse che no; nè io son così ingiusto da farne risalire le conseguenze all'autore. Data questa società è logico il suo poeta: ma pure il cerchio è doppio ed anfigorigo: il poeta, insistendo sul fatto meno nobile di questa società colla sua arte che altrimenti non gli sarebbe rimunerativa, ripropone e coonesta le virtuosità di questa sensualità per il fornice e l'oro, sopra cui guatano, giustiziere, l'assassino, più barbara ed inutile, la legge, misericordiosamente feroce, la lue e la pazzia.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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