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      Questo non è calunnioso umorismo di capriolanti scimmiette?
      Non insisto: oh gioventù, che bevi acqua di Lete a colazione ed a pranzo; non bisogna far subito vedere di saper tanto, bene, in modo assoluto: oh, gioventù siate, se non più morigerata, più prudente: «Nisi casti, saltem cauti». Alcune parole di cui vi fregiaste, con troppo entusiasmo irriflessivo, vi postillano con ipoteca il futuro: lo so, è moda oggi, è da saggio il disdirsi, ed io approvo; ma quando collo smentirsi non si torni indietro; nel caso contrario mi sembra la confessione della propria menzogna, o della sopravenuta imbecillità. Perchè, via, tiratela come volete; vi è una bella differenza come opera, come vita, come carattere, tra me e D'Annunzio; e la differenza è a tutto mio vantaggio. Il signor Onofri pregia più le «Laudi» della mia «Solita Canzone»? Padronissimo. Ha tanto però in mano, dopo quello che ha scritto a me nelle sue lettere, di chiamar prosetta ballonzolante i miei versi? È ciò che gli chiedo; e lo invito a pubblicare ed a scrivere - se non l'ha ancora scritto quel suo studio: «Precursori ed iniziatori d'una poetica nuova» tra i quali, naturalmente, io avrei dovuto trovarmi in prima linea. - Su via, giovanotto, all'opera; faccia vedere al culto ed all'inclita, alle balie ed ai mocciosi, ai truffaldini ed alli impostori della giovanissima letteratura, ch'io ho torto; si faccia onore, egregio signor Onofri. Costa così poco il parlar male di ciò che non si può comprendere!
      (44) «A proposito del Verso Libero vollero i turiferarii del D'Annunzio che egli ne fosse lo scopritore in Italia; Ricciotto Canudo lo diceva sul Mercure de France; Giovanni Borelli lo faceva intendere sopra un fascicolo di Poesia (settembre 1906), rispondendo all'inchiesta promossa da quella rivista sulla metrica nuova:» Verso Libero, pag.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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