Codesta volontà manca in D'Annunzio, e nei suoi momenti lirici; ciò che abbiamo veduto e vedremo, perchè egli non domina il mondo, ma ne è dominato; non fa il mondo espressione della sua coscienza, ma la sua coscienza è il riflesso del mondo; non è quindi mai attivo, ma passivo; è un maschio-feminino, come direbbe Weininger, con quel suo lucido disprezzo misogino».
Perciò piace il Pescarese alle signore, che vi riscontrano le loro inutili malvagità, essendo egli sempre Talanta.
(51) Precisamente: «Plagiarius, qui mancipia aliena sollecitat, celat supprimit; item, qui liberum hominem, sciens, emit, abducit, invitum, in servitutem retinet.» E ciò secondo Seneca ed Ulpianus; Seneca, in De tranquillitate; Ulpianus, in Digest. Lib. 21, Tit., I leg 17, etcc... Plagio determinavasi così: andrapodismòs grecamente: ma va notato il pur greco plàghios quod, proprie, notat «obliquum» methaphorice autem «pro dolose» sumitur. Inganno dunque: ed eccovene un esempio, in Cynegetica di Gratius «Est etiam rete pluribus plagis contetextum». E Martialis, come nel testo citiamo più in giù, usa plagiarius nel traslato, conservato oggi specificamente: ladro di idee, di pensieri, di invenzioni altrui.
«Impones plagiario pudorem» Lib. I. Epig. 53. - Si che il Forcellini nel suo Lexicon totius latinitatis si affretta a spiegare: «Plagiarius, qui alieni libri se auctorem falso praedicat».
(52) Mi soccorre anche il Thovez ad appoggiare l'aggettivo turpissimo che il Croce non vorrebbe si applicasse a plagio come reato, da che il plagio non esiste nel campo letterario, artistico, scientifico: (abbiamo dunque quei poveri ed incompleti due articoli del C. P. 296-297, che lo contemplano con poca persuasione) e specialmente nella fattispecie D'Annunzio, perchè, «anche nella peggiore delle ipotesi, alcune decine o un centinaio di pagine tradotte o imitate, non possono cangiare la figura storica del D'Annunzio, autore di una ventina di volumi ben suoi». Per il Thovez, per me, «il Croce nella sua serenità filosofica ha dimenticato semplicemente un elemento fondamentale del plagio: l'elemento furtivo.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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