L'opera d'arte appartiene alla Umanità; un diritto superiore perciò le è insito, e l'individuo che la detiene non è che un depositario. Ebbene, la proprietà individuale è appunto la sola che non è trasmissibile agli eredi dell'artista. Donde una iniquità cui occorre riparare.»
(54) Raccomando questo mio progetto ai così detti uomini parlamentari; i quali accordano ogni privilegio al muscolo, cioè all'operajo, e non al nervo cioè all'artista: cosa di cui dovranno anche pentirsi, per l'evidente dispregio che li artisti, me compreso, hanno del sistema parlamentare, contro cui si solleveranno, per distruggerlo, con facile riuscita. Stabilita tassativamente, dopo il giudizio di fatto, l'attribuzione del giudice legale, questi determinerà la portata dell'obbligazione nata dal delitto, o quasi delitto, plagio, ed in ragione ne farà osservare il risarcimento alla parte lesa.
(55) Pietro Giuseppe Proudhon scrisse Che cosa è la proprietà? Vi rispose subito «La proprietà è un furto, i proprietarii sono ladri, 1840». È un paradosso che doveva di poi spiegare. Di fatti ci lasciò una Lettera a Blanqui, 1841 - Una Lettera a Considérant, intorno ad una Difesa della Proprietà - 1843. Proudhon non condanna la proprietà, ma la sua estensione, il modo di abusarne e di acquistarla. Distingue proprietà da possesso, ed è ostile alla proprietà in comune, come al possesso individuale. - Col Sistema delle contradizioni economiche o Filosofia della Miseria, preludia a Lassalle ed a Marx. - Il filosofo, che già si erudì in seminario e facendo il compositore tipografo, di poi visse assai solo e conobbe più i libri che li uomini e la vita.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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