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      ... con l'aggiunta del quarto Libro, nuovamente tradotto di lingua Spagnuola in Italiana, sulla copia originale di esso autore - In Venezia, Appresso Francesco Portonaris M. D. LXVIII - pag. 65.
      (59) Ha stampato un giornale ed io ricopio:
      «Gabriele D'Annunzio fu un precoce, lo si sa, e fin da quando era collegiale nel Convitto Cicognini la sua classifica normale in lettere era il 9. Il maestro Filippo De Titta, amico del poeta, narrando un anno fa a un collaboratore del Giornale d'Italia della fanciullezza di lui, gli lasciò copiare alcuni compiti di scuola, che, nel 1877, avevano valso al D'Annunzio, quando aveva appena 14 anni ed era in 2a o 3a ginnasiale, speciale menzione: tra essi parve eccellere la breve «descrizione di una collina». Eccone qualche spunto: «Guarda lì sulla vetta di quella collina quelle nuvolette fra bigerognole e bianche, che rischiarandosi a poco a poco paiono lievissime onde di fumo che precedono un incendio. Vè, vè: le nuvolette bianche divengono rosee: guarda! di rosee cangiansi in purpuree. Oh meraviglia! Esse si son cangiate in sottilissimi fili d'oro fiammeggianti; e, sulla collina, che dianzi non era che una massa nera e paurosa, si riversano ad un tratto torrenti di vivida luce, che ne fanno spiccare i contorni bellissimi e i ciglioni rivestiti di boschetti verde-chiaro e le apriche pendici, ecc., ecc.» - Era un bel compito per un ragazzetto; ma ecco a un anno di distanza, e sullo stesso giornale, Giulio de Frenzi procedere ad una rivelazione. Il bel compito era tolto di sana pianta per più che metà dallo Spartaco di Raffaele Giovagnoli, laddove è descritta l'alba che segue alla notte in cui l'eroe è fuggito.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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