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      Vi si era appena posato, che venne fuori una voce, la quale con la pronunzia biascicata di uno che si svegliasse da una contemplazione susurrò:
      - «Chiunque sii che ti assidi, ascolta. -
      «Lì per lì egli credè che Ario avesse contraffatto l'accento per fargli una burla; invece però, la voce sotto di lui continuava a parlare così:
      - «Io ho preso la Gorgone dalle mani della notte, e levandola sul Pentelico in conspetto dell'Isperione ho significato al cielo la parola della terra e mi sono coronato eroe. -
      «Elio si alzò da sedere, per vedere un poco come andava questo fatto. Subito la voce tacque.
      «Come si spiega?» chiese.
      «Evidentemente», osservò Ario, «lo scoglio ha cessato di parlare non appena tu ti sei alzato».
      «Allora Elio vi posò le mani, si chinò a toccarlo col petto; e si accorse che era fatto di una pietra porosa, friabile; e non diceva nulla più. Ma come vi si accomodò su un'altra volta, ecco la voce che venne fuori di nuovo, e riprese:
      - «Quando la Mira negra mi premeva, io ho cantato nei supplizii le laudi della vita... -
      «Adesso è provato», esclamò Ario, «che costui che hai sotto ha la lingua solo quando sente il contatto di quella parte del tuo corpo, che tu gli accomodi sopra, mettendoti a sedere.
      «Elio ripetè l'esperienza varie volte; e, infatti, come si alzava, quello taceva, e come si accomodava, quello parlava:
      «Avresti mai pensato, Ario, che io possedevo questa virtù, nascosta nel mio Aio Locuzio?
      - «Io sovra l'Umanità attonita ho evocato dalle età antiche dei padri le forme primigenie dell'orgoglio e della grandezza; ho intriso nel sangue puro delle stirpi l'immagine del tempo novo, e col gesto dell'annunziatore l'ho piegata ai giuochi imperiali della gloria.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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