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      O Gloria, io ho posato torno torno al tuo collo lucido un monile contesto di opera di intelletto, e prezioso come suppellettile micenica! -
      «Vinto dalla stanchezza, Elio si era appisolato. Ario lo lasciò stare un poco, poi esclamò ridendo:
      «Elio, dormi?
      «Quello si scosse, e nel movimento brusco, che fece per rizzarsi e rimettersi in cammino, la pietra su cui stava seduto si sgretolò, si sfece e cadde al fondo come arena, e non ne rimase niente».
      (62) Paul Claudel, da cui volentieri il D'Annunzio impresta senza domandargli il permesso, può anche dirgli: «La conoscenza proviene da noi stessi; è la lettura, in ogni istante, della nostra posizione nel tutto». La formola è cartesiana: «Cogito, ergo sum», donde: «Il Mondo è la mia rappresentazione». Quanto a Superuomo vedi Remy de Gourmont, op. cit.: «Superuomo: non significa che l'uomo superiore per mente, per attività e per il bellissimo insieme delle doti umane. Se è ciò, sta bene. Ma se intendete che sia un'altra cosa, se lo volete un essere, in quanto uomo, al di sopra dell'umanità, è un assurdo. - L'anormale è, in germe, nel normale».
      (63) Pare che oggi il Thovez se ne dolga, a meno non sia un mezzo retorico d'impiegar l'ironia per aver maggior ragione, nel Pastore etc.; uditelo: «Domando perdono se apro una parentesi personale. Anni sono, nel fiore dell'ingenuità e del candore giovanile, ebbi a intraprendere, come la si volle definire, una campagna contro i plagi d'annunziani. Mi sia lecito di fare ora, nella pienezza della maturità, onorevole ammenda a quell'impresa sconsiderata della mia giovinezza e di confessarne la ragione efficente, che a molti rimase, pare impossibile, oscura o mal comprensibile.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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