Il mio amore per il mare data da quel tempo. Oggi non posso più farne senza; mi occorre il mare per pormi al lavoro.
«D'Annunzio è ora lungi dal mare natio. Chi non ricorda l'esilio volontario e clamoroso del poeta, il quale sembrava dire «ingrata patria non avrai le mie ossa»? D'Annunzio aveva scelto la Francia come terra adottiva e, come per ottenerne la cittadinanza, le aveva offerto il «Mistero» di San Sebastiano. Ma quando l'anima latina ha trasalito al fragore delle armi, il poeta non ha potuto rimanere indifferente alla emozione comune. L'ispirazione ha agitato il suo cuore in tumulto. Egli ha afferrato la lira e il suo canto ha echeggiato al di là delle Alpi. La guerra ha restituito alla madre patria uno dei suoi figli».
Il collaboratore del Temps riassume quindi ampiamente le due canzoni e a proposito della leggenda del calice contenuta nella «Canzone del Sangue» conclude dicendo:
«Come il calice, così D'Annunzio tornerà certamente nella sua patria. Egli se ne era allontanato per sempre, ma vi ritorna egualmente. È un miracolo del latin sangue gentile».
Per fortuna che ristabilisce l'equilibrio, da «La Stampa», Bergeret, allora buon anti - d'annunziano, oggi, non so, impoltronatosi a dirigere - Il Resto del Carlino bolognese, dove il nazionalismo si è abbarbicato, i preti vi si sono intrufolati a fornicare, i molti affrettati arrivisti dei diversi a spasso Sangiorgini si mettono in mostra e son tollerati senza scandalo e vergogna. Bergeret, dunque della prima maniera, non si nasconde per proclamarci:
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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