«Infatti - osserva il giornalista - quasi ogni notte fino alle 5 del mattino, si può vedere il lume acceso alle finestre dello studio di D'Annunzio, ove si svolge una lotta continua dello spirito creatore contro i demoni ribelli. - E da questa conversazione mi è rimasto, tra l'altro, una lezione di disciplina e di energia. Una sera, il poeta, in una specie di slancio lirico, esclamava innanzi a me: «Ho della volontà». Tutto in lui, intorno a lui rivela un potere di volontà mirabile, ed in ciò senza alcun dubbio risiede uno dei segreti del suo genio. Cosicchè, d'ora innanzi, quando mi si chiederà che cosa fa D'Annunzio nel suo lontano eremo, risponderò: «Lavora».
Or dunque, ripieno di tanto vento, gonfiato da tanto fumo, battezza, per sua terra d'elezione, la Francia; per irriverenti, i creditori italiani: ribatte al reporter di Coemedia: «Son tormentato da un eterno bisogno di avventure: la mia fecondità mi sgomenta. Le disgrazie, l'esilio sono necessari e fecondi; sopra tutto l'esilio che rifà le anime. Sì; o rinnovarsi o morire! Ho trovato tale rinnovamento in una provincia di Francia, tenera e raccolta, tra pini e dune, dai profili armoniosi e discreti che mi ricorda le mie care campagne di Pisa. È una villa presso Arcachon nella pineta presso il mare. Vi tornerò a cercare il riposo. I contadini delle lange mi sono propizii e hanno per me una viva simpatia e quando passo nella foresta mi dicono: «È l'italiano, con un grande I». Sono i miei compagni.
«Ma in Italia? In Italia!
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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