«Qui c'è una pineta di duecento chilometri, e i pini sono appunto i marittimi, quelli di Pescara; ma questa immensa selva non vale il ciuffo sconvolto su l'Adriatico verde.
«Chi sa! Forse il nostro sogno si avvererà. Forse nella pineta avrò la mia ultima casa e alla foce la mia tomba nuda.
«Ricordami agli amici. Ricordami a Luigino, del quale spesso ripeto, col suo accento: «Me so' rotte li.....!», Ricordami a tutti.
«Nadina che fa? Non è fidanzata ancora con un principe di leggenda? E le violiniste? Ernestina dimagra?
«A rivederci, mio caro e sempre buono e generoso Antonino. Di' per me alla mamma tutte le cose più tenere e più consolanti. Proprio ieri correggevo le bozze della traduzione francese di consolazione, che uscirà tra giorni in un volume con altre poesie, Ancor qualche cosa...
«Ti abbraccio di gran cuore.
«Il tuo GABRIELE».
24-12-1912».
Decisamente, il mecenatismo è morto con Leon X e Ludovico il Moro tra noi: a rinnovarne le tradizioni, nè meno il tenace colono latino si sentiva capace. Anzi costui ne aveva già date le dimissioni col libretto delle disavventure passate nel voler superare il discendente delli antichi re autoctoni latini, col: «Pignus ac Monumentum amoris» di Gabriele D'Annunzio al «Tenace colono latino» Giovanni del Guzzo. Aquila. Unione Arti Grafiche.
- Povero Del Guzzo; egli credeva che codesto fosse un mestier redditizio come l'allevamento delle pecore nelle estancias argentine: povero D'Annunzio; egli credeva che il mecenatismo maschile fosse più abbondante di quello feminile; e per ciò non si intesero.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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