LE ANTITESI
Tomo secondo delle Ironie
E delle Esperienze del Melibeo
PROLOGO
Or faccio il Giardiniere:
non vi han detto: "Coltiva rosai in riva alle paludi?"
Perfettamente, son io e schietto,
IL MELIBEO: e faccio il Giardiniere-per-bene.
Ho coltivato e vado scegliendo rosa da rosa,
tutte rose innocenti, quasi senza profumo:
rose di seta, di panno, di velluto;
rose che sembran camelie, frigide e pretenziose,
rose di strano e pur comune tessuto.
Immetto, tra la folla dei concorrenti astiosi,
la mia candidatura al Premio di Virtù.
Vi è un Premio di Virtù, parmi, in Italia,
ne traffican Curato e Ministro, ambo salesiani.
Ci allevano, così, ampia covata emeritad'impostori e di lerci ciarlatani:
son quelli che verranno, all'indomani,
in sui trionfi rossi, provvidamente impiccati.
Or faccio il Giardiniere ameno e cortese:
ho pur castrato, qui, tutti li Eroi:
in generale saran dei Fantocci,
e, se hanno sesso, lo copriran folto;
tutti qui gridan per l'Ideale;
ne hanno, in compenso, la pancia vuota:
son futuristi, o quasi, per morire di fame.
Lasciatemi ridere, un poco, prima d'incominciare:
voglio celiare sopra le pietre del mio proprio altare,
sul rito strambo del mio sacrificio!
Ho rose, qui, rose di carta inodore;
non faccio il Giardiniere di corbeillesdignitose, officiali e severe?
Di sulla siepe mieto bottino;
n'empio il canestro, compongo mannelle;
ne getto in grembo alle signorecon gesto largo e dispensiero,
alle bambine, alle vecchie, alle vergini, pure!
Non arrossite, non c'è di che;
regalo, regalo, munifico.
Voi non sapete che il Poeta è un Re?
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