sacrifico all'Iddio della Famiglia,
se la Donna prescelta dà figli miei e di mia schiatta,
bianchi, come le nevi del Caucaso gigante,
biondi, come l'orzo che fluttua, all'estate, sui solchi maturati.
Così abbondi una lunga genitura d'Uomini liberi a mia simiglianza.
Essi avranno in retaggio, colla vita, il comandoe le gioje errabonde dello spazio domato;
Pastori e Cavalieri e Marinai,
col pungolo, col remo e colla scure,
dai peripli del mare, ai deserti di arena,
da un Polo all'altro Polo, vittoriosi:
oggi, dall'altipiano, da cui scoscende sdrucciolando il Fiume,
che rispecchia le stelle, o le intorbida di schiuma,
nell'acqua calma od infuriata; oggi,
dall'altipiano iranico,
su cui splendono i fiori e ciarlano li uccelli.
Bigio e verde, tra il granito ed i pini crociferi odoranti,
scala d'un ultimo passo la cupola del cielo:
e domani deserto;
quando per il settentrione e l'oriente,
per l'occaso ed il sud, dilagante,
valanga umana, bionda e rosea, urlando,
rovineranno le falangi d'Aria, infaticate,
dell'Aria, i ben securi, advocati e promessi al dominio del Mondo.
Codesta è Buona Legge, o Figliuoli...".
Ode la Terra Madre:
persuade coll'alito denso delle nebbie;
annuisce inchinando la nera testa ai cipressi,
col murmure del cedro lato alla brezza:
e val la Buona Legge sopra il campo arato.
La Madre corrisponde:
O Tu, che mi lavori, dall'albe chiare alle equivoche notti,
col tuo braccio sinistro e col tuo destro,
fratelli sull'asta di bronzo che mi squarcia,
a Te confiderò, con lena alterna,
suolo che ti ha prodotto e che ti porta,
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