meravigliosa e rosea;
rosa di sopra al Ponte, rosa dentro i giardini incepressati,
pei festini di Irene e di Teodora;
rosa di sangue all'Ippodromo mobile;
sangue sotto alle zampe dei cavalli, sul petto alli stalloni,
perché goda l'Autocrate sui troni della magnificenzal'amore dall'incesto, e dalle stragi acri fumi di gloria e di clemenza.
Ora sfoggiasti, Anfora millenaria,
dall'arenaria e dalla creta bigia,
qui l'iniziale tua curva molle:
alenavati in contro l'Egeo pacificato,
sulla cinta marina, se il pollice bruno, che ti plasmava, volle,
sotto l'acanto e il tetto di soatti,
e sul ritmo delli atti, figulina materia, assegnartiforma preclara e consacrarti.
Volle tuo Padre che Tu fossi ventre,
ventre a similitudine di femina;
onde il ricolto del tino gonfiasse la creta all'assetato:
ventre a comprendere ed a concepire,
sonno per la stanchezza, sogni per la speranza,
brindisi rosso per l'esultanza.
E volle l'ansa come il braccio fortedi una bulgara e fiera gladiatrice,
il pugno fermo sull'anca e stante,
a sfida e guardia del tuo liquore.
E volle benedirti sullo smalto, in un segno di pace,
azzurra croce sul ventre suggellata;
volle alla croce aggiungere glauchi olivi,
e pel martirio rosse palme doppiare:
pace pel vino, martirio pel vino,
biondo o porpureo Bakchos, reincarnato sulla mistica mensa,
Jesus alla postrema Cena della Vita,
pei clivi scendenti a vittoria in sul mare,
divinità solare, divinità cristiana,
ad Eleusi, ed a Sòphia.
L'Egeo dormiva, ch'espresse in gloriaAphrodite gioconda e libertà;
ritornato dimentico bambino,
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