invocava Maria stella sul Mare, alli esorcismi gnostici:
sopra all'orbita nuova in grembo a Dio ed al Cesare
si svolgeva l'eterna antinomia,
e con mutate insegne trascorrevano l'onde le navi,
porfirogeniti al rapido tramonto di Regni e di Numi,
tra le nebbie dell'albe ed i profumipropizianti alle imprese,
d'in sulle prore ritti altari emesse e spiegati pavesialle promesse di stupri e di ricchezze.
Battono i remi per dove ne vennero,
tornano all'Occidente: portano le galee il Leon d'Oro;
Croce rossa e Leon d'Oro,
vengono a conquistar l'Aquila mamertina,
i diruti acquedotti e le basiliche, nostalgici di lor patria lontana,
ombelico di prisca legge romana.
Orciuolo al sacco di un catafrattario,
tra lo scudo e il cimiero appesi all'arcione,
ai balzi del cavallo, e al tinnir dell'arnese,
fosti e per Te la rossigna Romagna
aperse il suo paese:
dalla grappa spremuta ti offerse l'accoglienzae invitò il cavaliere maternamente a bere.
Croce azzurra, speranza!
La pace non si avanza sulle bandiere imperiali e i cornivigili alla diana, in sul mattino delle brughiere.
Grigio ulivo smaltato: autoctoni ulivi ai pingui collidiedero all'arrivato saluti, arricciando le chiome
sotto al fresco grecale, venuto d'orienteprofumato di resina e di sole:
Te videro lustrare, similitudine,
tra li elmi, le zagaglie, e il volo delle freccie;
per le battaglie, palme dipinte,
alle palme del circo, sposar palme cruenti.
Fragile Orciuolo,
per l'arsura e la polvere bellica,
hai serrato l'umor delle fontane, battesimo alla boccad'una ferita recente al morente.
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