Sporgevano le labra sizienti, nell'agonia: -
oh, Bisanzio a morir, nella visione,
pianto nel pianto d'oro del sole moriente,
o nebbioso e lontano Bosforo imperiale! -
ed hai udito gorgogliare nel sorso,
il rantolo e il sospiro, postremi aneliti,
congiungimenti estremi, della Terra e dell'Acqua,
della Vita e della Morte,
della Carne all'Anima,
sotto li occhi implacati del Demiurgo,
in sulle fredde soglie delle porte, spalancate a riceverli.
E pegno d'alleanza, ultima funzione,
per beghe di popolo armato,
in sulle quercie della ruvida mensa:
se dall'aspra Romagna ai nuovi dì
rutili in sulle assisi comunali,
contro alli Svevi il rinnovato sangue latino avvampò;
se venne e si provvide alla vendetta,
l'Orciuolo ed attestò a patria d'adozione carità sincera;
confessò sopra ai prati abduani e acquitrinosi,
e nei pomerii lombardi in fiore,
asprigno umore di vite giovani,
acqua di pozzo diaccia e medicata.
E venne e volse in giro tumido d'odio giurato,
perché ancora le labra ne bevessero,
si avvelenasse l'animain sull'ansa impugnato come un'arme:
venne pel brindisi di glabri magistrati,
mercanti, podestà e cavalieri,
e per labra sottili e severe,
per labra ispide villose e grosse,
per assorti sorrisi di monaci bianchi,
per acuta ironia violacea di vescovi,
tra le croci di ferro e le coccie palmate delle daghe,
tra i fermagli di bronzo e di smalto,
le corazze di cuojo e d'acciajo;
venne lustrando tra volti rugosi e travagliati;
come l'annosa corteccia del faggio,
nel gesto cortese e selvaggio,
tra signori e marrani deliberati,
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