torna a giuocare a domino:
si dà la baja, sparla, cinguetta, s'addormenta.
La Luna è un fiore enorme,
che si spetala in cielo e si riversa,
come una coppa tonda, aperta e tersa,
vecchio vermeil sopra un vassojo di malachite;
si specchia nello stagno, tra il bosco e la città,
suscitando miraggi e luminellidentro le frappe tenere,
fuggevoli ceselli,
sopra l'oscurità.
Un tisico alla lunaLa chair est triste...
MALLARMÉ, Brise Marine
Luna,
luogo comune delli sfaccendati;
in ogni prova prosodicafacile rima ai sonetti romantici;
belletti e vernice sentimentale alla bionda e alla brunaper gustar la primizia dei contatti antematrimoniali;
lenocinio archetipo alle adultere;
mezza maschera vuota di simboli;
tegghia d'ottone a friggervi i capricci di Diana;
crachat maggiore allo stomaco immedagliato del cielo;
Luna, ho creduto in te;
al tuo patrocinio incappai nella ragna tesada due sguardi e da quattro parolette,
buscai solennemented'una verginità posticcia e macra
l'imberciatura classica.
Luna,
clorotica fortuna d'argento a navigare,
della tua faccia mi feci un altare:
vi ho deposto, in offerta, le più tirchie ed amare soddisfazionide' miei sensi impotenti e castigati,
tutto quanto lasciai, con falsa umiltà,
alle gioie del mondo,
alla tentata e recusatasi felicità.
Luna,
il mio cuore ti sospira e si svuotad'amarezze e ti vomita bestemie:
sono un povero tisico che rececoi coaguli rossi il suo buon cuore.
Luna,
balzata sul palcoscenico del firmamento,
mongolfiera celeste in convulsione sorretta dal vento,
simulata matrice in gestazione,
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Luna Brise Marine Diana
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