freme la vostra mano nella mia?
Guardate, noi sempre danzeremo,
così, fino all'aurora;
e domani e dopo e poi?
Non credete al futuro; non temetelo mai.
Siete stanca Signora?" -
Or voi le udite, queste mie noteson domande d'amanti.
- "Che importa? Non fuggono i vostri occhi i miei imploranti.
Lasciatevi guardar bella e sincera. Temete?
Di che temete? Nel giardin' delle fate viaggiamo;
senti, bambina, non è questa la vita?
Viaggiam, viaggiam lontanoper la terra del sogno,
per le regioni immense, arcane, eterne dell'irreale.
Non è un sogno la vita? Ed è un inganno il sogno?
Sì: ma se noi, bambina, non ci destassimo mai?" -
Or voi le udite, queste mie note;
son baci le note.
La Dama e il Cavalier vanno lontano,
lontan' sotto alla volta verde dei laureti:
e nei miti splendoridelle notti serene
la danza e il ritmo sperdonsi sonori,
sulle rose,
amorose,
sbocciate nei cespugli e appassite tra i senicandidi e sodi:
La mia nota si muore.
Sopra di "Un disegno macabro e bacchico"
Ecco, la Morte vendemmiatrice chiudela sequenza mirabile delli atti.
Come spreme le grappe e ne fa vino,
spreme la Vita e ne fa sangue e Notte.
Bacchiche mani adunghiate e fortiannunciano la Fine ed il Principio;
gettan le grappe spremute sul suoloche se ne impingua e germina,
sparge sangue sui fiori che ne bevono.
Ecco, la Morte che scendedai gradi della pendula scala;
sotto il nudolo cilio e nella occhiaja vuotale rosseggia uno sguardo,
fiaccola di una vita insospettata,
le balena nell'orbita infossata.
Ma, sopra a questo suolo, e a questa Vita
antinomia squisita,
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Dama Cavalier Morte Vita Notte Principio Morte Vita
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