Il Passante
Giardini pensili: sui fusti di basalto spiove la molle glicine.
Dell'api volitan sopra la glicine. Quanti fiori violetti!
Vengono delle donne: sono giovani ancora, sono assai mute.
Deposero matasse. Il sole scende: i ciechi han rincasato.
Sopra ai banchi dei ciechi queste giovani donne hanno posato.
I gomitoli piccoli valanghe di filo accrescono,
ma il lavoro che se ne trarrà non vedran forse mai.
I bimbi e i nascituri aspettano il lavoro.
Lo stanco sguardo delli operai dopo il lavoro:
la speranza del desco familiare. Aspettano il sorriso della moglie e del bimbo.
Ma il chiasso burrascoso dei piccini.
Ruzzano sul prato: l'oche schiamazzano.
Le nonne stanno a lato e li proteggono.
Li scolari goliardi, fanno ridda da torno alla fontana:
sonagliere d'argento: risa: una assai povera carovana,
un orso, quattro scimie, il giuocoliere. Le fiere van lontano,
passano: non si fermano qui.
Li scolari riddano: assaltano le vaghe crestinaie.
Quelle giovani donne deporranno invano: la matassa s'irrita e resiste.
L'ore trascorrono.
La ghiaja dei viali è assai gioconda al vespero.
Ancora dalli spalti guardano i solitarii, in vano, in vano.
La Passante
Gioja d'un vespero senza ritorno!
Tenetemi, tenetemi le mani! Serratemi così presso di voi.
Il Passante
Le terrazze s'annegano nell'ombra.
Le parole hanno suoni morenti.
La Passante
Oh! ma datemi i fiori del bosco; i freschi fiori del bosco!
Il Passante
Noi scenderemo a passeggiar la notte, sopra a queste terrazzedi sogno.
La Passante
Baciatemi, baciatemi, tanto da farmi male.
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