e alle feminili comprensioni astruso.
Perché, che sarò, domani? E voi?
La Passante
Te stesso: sfatato.
Il Passante
No. Jehve il serpente biblico
per te si è compromesso e divenne un giuocattolo di fiabaquando tu lo vincesti nell'addentar al pomo.
Jehve: la tua scienza di vita predissetutti li stadi dell'umanità,
nel morso superbo al frutto affatturato.
Svuotami e saggiami:
la tua perversità è l'istinto incosciented'un maleficio per il bene forse, e regge il mondo.
Bevimi: il fondo porterà l'assenzio alle labra vermiglie,
l'ubriachezza ch'io ti darò sarà così feroce ed empiache tu preferirai d'esserne avvelenata.
Nato da te, incompreso: aprimi e saggia.
La Passante
Portar le labra al sangue fresco e giovane,
e beverne una coppa:
giuocar sul cuore tenero e patetico, appuntar li spilloni della acconciaturadentro la carne tiepida:
aver l'unghiette porpuree di vita,
sentir di sotto all'unghie scorrere la vita:
specillare il cervello e nelle storte della psicologiadistillare li affetti e i sentimenti:
e letterariamente usar proprie parole della fisiologia,
saper l'anatomia sul corpo dell'amico.
Quindi apprestar farmaci certosinicon gesuitiche similitudini,
dare un mentito aspetto di salute coi ricostituenti,
sollevare il polmone coll'ossigeno chimico.
Attendere all'aprirsi della convalescenza,
ed aver le parole che confermano,
il passo debole, il gesto goffo,
l'idea nobile del risanato:
spiar la crisi che non mancherà,
ripeter l'esperienza della nostra benigna crudeltà.
Eccomi a te, donna senza sospetto, serena all'infermeria,
| |
Passante Passante Passante
|