Vana fatica: la sua eccellenza sperimentale ed analittica può giovarsi de' più squisiti strumenti e delle più astruse combinazioni psicologiche; ma l'analisi morale dell'autore, dopo quella glottologica e logica, non darà mai risultati dentro cui si rilevi traccia d'humorismo agito. Tutto manca nel carattere d'annunziano che concorra a sviluppare i necessarii elementi soggettivi ed oggettivi in cui è riposto l'intimo sentire del proprio IO, in rapporto coll'ordine psicologico generale e coi fenomeni avvicendantisi nel mondo; sì che, in gara, la coscienza individuale cozzi e ributti per poterli determinare - parte di sé - soggetti, e non si plachi di sentirsene diminuita. Nulla, nel cantore delle "Laudi", manifesta quest'arduo conflitto, per cui la mente attesti anche, nel più umile fatto osservato, l'esistenza della legge universale; il cuore, il proprio partecipato affanno nella gioja e nel dolore; emozione di pensiero, emozione di sentimento, che si fondono nell'humorismo. La frase dell'autore di Forse che sì, forse che no, per quanto ricca, per quanto sonora, per quanto abbagliante, non fa scattare la scintilla, che, illuminando, apporta ovunque la vita e l'amore, il fuoco di Prometeo, lo spirito di Pigmalione. Egli può baccar dionisiacamente, ma Nietzsche, che vanta improprio maestro, gli nega la facoltà di farsi vedere commosso, mentre cerca di commuovere altrui: il mostro Guymplaine è più grande dell'agiografo del San Sebastiano; egli possiede quella virtù che invano impetra il Pescarese; questa virtù d'amore che splende e razza in luce, attira, calamitata, i più discordi elementi; li fonde, ne fa un braciere inestinguibile, ne colora il firmamento, si incurva in sull'arco dell'iride settemplice; è unica e plurima come un mistero teologico; ma riallaccia il cielo alla terra, riaccosta ciò che l'odio e la malvagità hanno disgiunto, ciò che il troppo ed il nulla amare avevano fatto inimici, separati, in apparenza, per sempre.
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