È per questo ch'io appajo sempre in pubblico ed in privato nudo, colle armi sole dell'orgoglio a difendermi ed a offendere: sono una sincerità, che si mostra colla testa medusea terribile e magnifica; cui se scopro in faccia ai nemici arrestano ed impietrano. Mi ha più servito in questa occasione, per quanto la mia avventura sia stata negativa; nel cercar l'humorismo, trovammo il semplice epigramma, nel cercar la purezza commossa, che risponde al sentimento del lettore, la vena limpidissima, che scaturisce dal cuore direttamente, ci trovammo in un ampio glossario. D'Annunzio, al posto del cuore, non ha che tomi scompagnati, benevisi dalla Crusca25 e capricci da scolaro-prodigio: costui non ci ostende, femina comune, che un sesso slabrato alla avidità del successo rimuneratore; molto produrre a machina, molto vendere, moltissimo ingannare: San Paolo urla "Fornicatore!".
Il critico-filosofo ride e vi consiglia, invece, di accostarvi, un'altra volta, alla sapienza dell'Apicio, che sa imbandir cene degne di Trimalcione. Fatevi con lui alle mense; mangiate e bevete insieme; egli è riconoscente a quelli che gli lodano le portate e li intingoli: non è seduto al banchetto fortunato della vita? Quanti poveri biblici chiedono miche alla porta del ricco Epulone; quanti Cristi da strapazzo della letteratura non hanno confezionato, in versi, bombe anarchiche? E pure, mangiate in compagnia. Pascetevi26 delle carni succolenti e rosee, ben manipolate, in uno stagno odoroso di pimenti o di conserve, in una dorata rosolatura al forno, in un profumo degno di Brillat-Savarin, leccornie preziose alla mensa borghese, avantgoút di piatti più forti, di creme, di sorbetti alla vainiglia; questa è la prosa e la poesia d'annunziana: come prodotto di culinaria disposto alla ghiottoneria più che alla intelligente golosità; che altro suggeriscono?
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