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      D'Annunzio è tutt'ora, per questi, il loro massimo professore in quanto essi non hanno sorpassato la crisi che li rende degni di essere liberi e volontariamente despoti delle loro miserie e de' loro bisogni. È adunque ai postremi goliardi, che, col pretesto della patria marinano la scuola, invocando ozio alla ignoranza ed al facile operato, maestro D'Annunzio - il quale ha sempre marinato l'importuna probità così incomoda ad osservarsi, non solo nella vita ma anche nell'arte - ch'io accomando il resto delle pagine in cui si discorre delmaestro ridicolo.
      Diavolino di Cartesio, vetro nel vetro di una bottiglietta sperimentale, idromante, trasparente nell'acqua, con cornetti rossi e la coda all'insù, pontuti e lucidi come coralli, calvo il capo e tozzo, apparve, alli occhi de' fanciullini di letteratura, come ai bambini delle piazze, che ammirano la popolare dimostrazione pubblica della pressione sui liquidi e vedono discendere, alla maestria del pollice operatore, sulla gomma della capsula ermetica alla bocca della boccia, o salire, o danzare, l'omuncolo, grottesco. - O, fantoccio formidabile in veste pezzata d'arlecchino, la calvizie inlaurata di frondi posticcie ed incollate, le braccine tese, le mani aperte, le dita divaricate, facendo la faccia feroce, scattò, dal coperchio meccanico di una bomboniera offerta, in giro, alle damine in conversazione sorprendendole e facendole gridare impaurite, per finta, per libidine, o per sciocchezza, quando vociò il quos ego, come il burattino Punch, nel breve recinto di un teatrucolo ambulante.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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