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      Subito, intanto, la seconda parte del volume, come critica letteraria è poco profonda, mentre è piacente e spigliata come pamphlet; ché il carattere fondamentale stesso del suo autore, il quale è bello nella sua illogicità, non poteva darcelo diversamente. Qui, noi troveremo quelli elementi humoristici che possono impepare una critica profonda e sicura per dottrina, esperienza e filosofia, non già quei concetti, che, dalli aneddoti, dal dettaglio, dal piccolo motivo, risalgono alle ragioni generali, alle cause prime e li fanno considerare, nel tutto, non solo pertinenti, ma essenziali sintomi ed indici di un organismo, di una funzione, di un carattere. È questa, del resto, la solita deficenza di F.T. Marinetti, fornito di altre doti di costanza e di spontaneità; questa di non saper ragionare a tono, nello svolgere le conseguenze delle premesse: ed attualmente, nel regno della cosidetta intuizione, si può credere tale insufficenza una virtù, le operazioni della quale avvicinino e contribuiscano alla conoscenza della verità. Dal canto mio nego: è di contro esponente e sintomo puramente lirico, cioè disordinato e delirante: altre vie passeggia la ragione; la quale guida anche la critica; essa non fabrica il Futurismo; e non crede d'aver la dimestichezza, né coll'opera di D'Annunzio, né con quella invero superiore, per quanto meno contenuta e purgata, di F.T. Marinetti.
      Anzi, se mi volete lasciar parlare a mio modo, vi confesserò che tutti e due li credo di parentela maggiore ch'io non lo sia mai stato con loro; e sostengo, con qualche opportunità contro l'opinione comune, che dall'autore del Fuoco più che da quello di Revolverate nasca il germe, - cui Marinetti svolse - del Futurismo.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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