Ma pensai, che, se il suo non era entusiasmo doveva essere almeno ironia; e l'ironia è dileggio, a fil di logica.
Oggi, dunque, perché ho scritto e ripeto:
- che Gabriele D'Annunzio accettò che parlassero di lui i Presepi d'Annunziani, mandatigli incontro da Garibaldo Bucco, con manifesto dileggio
; -
subito, il Bucco, giudica il mio articolo, un fuoco d'artificio, e mi fa, mercé sua, scopritore di diamanti alla Lemoin; il quale è un genioso cavaliere d'industria come... Cagliostro; a cui il nostro Marinetti ha dedicato... d'Annunzio reste.
Tante grazie, Signore: perfettamente libero di pensare di me come Ella vuole; non me ne curo. Dopo quella sua lettera questa è l'opinione ch'io ho del suo opuscolo: non è l'autore del mio parere? Che mi fa? Ma in qual modo interpreta l'accettato? - D'Annunzio ha accettato, perché non ha smentito; ciò che, per lui, avido di réclame avrebbe potuto giovare per una elegante polemica sul caso: ha accettato, ha lasciato dire: miseria! come mi leggono male questi letterati che comprendono molto bene D'Annunzio.
Ed allora lasciam dire ai destreggiatori di giuochi di parole a doppio senso in versi ed in prosa; non ascoltiamoli di più; il fermarsi a rispondere, può essere loro di qualche utilità. Quante copie, per esempio, stanno ancora nelli scaffali, invendute, di Presepi d'Annunziani? Non mi permetto il facile reclamismo di una inutile esumazione.
Puff e Bluff è divenuto una insegna esemplare e sintetica; ciascuno vorrebbe scriverle sotto il proprio nome.
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