- Per conto mio invigilerò semplicemente onde, alle falde del mio soprabito, che non appare in questua d'occhiate e di raccomandazioni dove è folla fracassona, perché non ne ho bisogno, ma passeggia solitario, sopra sentieri d'alpe e non di facile accesso, non mi si uncini dietro nessun gendarme delle mie opinioni, o riveditore del mio pensiero. E, poi che, pare, io abbia la pessima abitudine - virtù, in questi giorni di meticolosa prudenza e di indeciso eludere - di capovolgere uomini e cose, non me ne dolgo. Afferro uomini e cose dal solo lato per cui possano rendere la verità: questo metodo mi è opportuno, oltre che in filosofia, nella pratica giornaliera; dove, se qualche seccatore insistente mi si impaccia alle spalle, lungo il mio astruso cammino, lo trabalzo, dalla rupe nel torrente. È un salto mortale, altro che capriola. E basta, caro Signore.
Palazzo di Breglia, il 18 agosto 1908.
G.P. Lucini.
III.
Garibaldo Bucco torna a scrivere:
Milano, 31 agosto 1908.
Illustre direttore de La Ragione.
Roma.
Cinque giorni fa Le mandai una letterina raccomandata per rispondere a Il Puff e Bluff fa scuola di G.P. Lucini.
Quella letterina non la vidi pubblicata, e imagino che toccasse la non lieta sorte pel suo tono acuto; a parer mio, degna eco a la fanfara del Lucini.
Ho fatta la cura del bromuro, ed ora i miei nervi son queti; posso, adunque, far i miei rilievi con garbo singolare, e dico: a) Né entusiasmo, nel senso affermato dal polemista, cinque anni fa; né dileggio, in nessun senso, sconsecrato dal sottoscritto, cinque anni dopo; b) L'edizione de' Presepi d'Annunziani fu tutta venduta rapidissimamente, ed il Lucini non saprebbe trovarne un solo esemplare presso l'editore (ma come entrò questo nella polemica?; certamente, per l'onnipotente ospitalità del giornale). Non così il Lucini può dire de' libri suoi; e vedrà che eguale, o forse maggiore, fortuna sortiranno "Le Celebranti" e il Mare, che finirò di scrivere.
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