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      Sotto questo rispetto, le parole del poeta sono forse state male interpretate dal suo intervistatore; giacché io, suo avvocato, non ho mai dubitato un momento che l'impedirlo fosse nel pieno diritto del mio illustre cliente.
      - È il destino degli intervistatori quello di sentirsi dire che non hanno capito niente. Tanto che non ho più nemmeno il coraggio di pregarla di accennarmi le principali ragioni di diritto che sorreggono la diffida intimata. Se non capissi niente nemmeno io?
      - Questa non è un'intervista; e poi si tratta di principi fondamentali. Prima di tutto bisogna considerare che si tratta di articoli pubblicati in giornali, pei quali c'è un articolo speciale della legge sui diritti d'autore, l'articolo 26, che mentre ne permette la riproduzione in altri giornali, non conferisce la facoltà di pubblicarli separatamente... se non trascorso il periodo massimo consentito alla tutela della proprietà letteraria.
      C'è poi un'altra ragione giuridica insormontabile: ed è che, essendo stati quegli articoli pubblicati con un pseudonimo, non può esser lecito, ad ogni modo, a nessuno ristamparli ponendo in capo ad essi non il pseudonimo, ma il nome dell'autore consacrato dalla celebrità.
      - Cosicché...
      - Cosicché il signor Castelli è avvertito che Gabriele D'Annunzio non gli permetterà di mettere in vendita il minacciato volume...
      - E se Alighiero insistesse..
      - Non vede che bei palazzi hanno fatti gli italiani per discutervi le cause contro gli ostinati?
      Epirema: ciò significa che anche D'Annunzio può avere qualche volta vergogna di quel sé stesso, rappresentato, dai suoi Sosia, in un giorno di necessità.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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