Sì: il poeta ha scoperto un profumo, e vuol lanciarlo in commercio al più presto sotto il fatidico nome di Acqua Nunzia. Egli s'era rivolto ai più rinomati profumieri italiani e stranieri per ceder loro la sua invenzione, ma o perché non fossero del tutto persuasi della bontà dell'acquisto, o perché trovassero eccessivo il prezzo a cui D'Annunzio si mostrava disposto a cederla, le trattative non vennero a nulla di concludente. Ma D'Annunzio non è uomo da perdersi di coraggio, e se non riuscirà a formare una Società che voglia assumersi l'exploitation dell'Acqua Nunzia, egli penserà a lanciarla da sé. Frattanto ha già pensato alla forma e alla varia dimensione delle bottigliette, alla dicitura delle etichette, alla réclame strepitosa che dovrà accompagnare la prima comparsa in pubblico di questa nuovissima... creazione Dannunziana, e persino al prezzo - non troppo lieve, se siamo bene informati - ch'essa dovrà avere in commercio. L'Acqua Nunzia sarà una semplice acqua di lavanda, dal profumo sottile, ottima per i raffinati, ma praticamente efficace sopra tutto per l'immaginifico suo scopritore!
Ma che è l'Acqua Nunzia di fronte alla scoperta del budello di un nuovo pneumatico, da far ira ed invidia alle gomme Talbot? Da far arrossire l'industria dei Pirelli della cui meravigliosa elasticità nessuno più dubita, fornendone oggetti indispensabili al canonico, all'impotente, all'amatrice malthusiana, ai cavi telegrafici sottomarini, ed ai signori senatori e deputati d'ambo le... età?
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